Pagine

17 set 2019

Tibouchina, una pianta di velluto

Lasiandra macrantha
Poche piante sono in grado di fiorire con i toni azzurro-violacei della Tibouchina urvilleana, simpatica specie sudamericana appartenente alla famiglia delle Melastomataceae. In realtà questa specie è stata battezzata con diversi nomi: potete trovarla anche con il termine di Tibouchina semidecandra, oppure con il nome di Lasiandra macrantha. Tutti indicano un arbusto a portamento eretto e un po' rigido, spoglio alla base negli esemplari adulti, che possono arrivare ben oltre i 2 metri di altezza, con legno marrone vivo, rami e fusti a sezione quadrangolare, leggermente tomentosi. Le foglie, persistenti nei climi miti, sono di color verde brillante, vellutate al tatto per la presenza di peli sulla superficie, con nervature evidenti, talora rossastre. I fiori, che si aprono nell'ultima parte dell'estate, sino all'autunno, sono di color azzurro/porpora, riuniti in racemi apicali e circondati da sepali rossastri, persistenti anche dopo la caduta dei petali. Il contrasto fra le foglie e il colore dei fiori è davvero bello, così come l'aspetto vellutato di fiori e foglie. Sempreverde nei suoi luoghi di origine, da noi perde le foglie per effetto delle basse temperature, che tollera sino a 0-2°C per brevi periodi. 
Tibouchina urvilleana
In primavera tuttavia, dal legno vecchio, ricaccia vigorosamente, senza che la fioritura ne venga pregiudicata, dal momento che fiorisce sui rami prodotti nel corso della stagione. 

Coltivata in vaso in buona parte della penisola, per poter essere riparata in inverno, al Sud vive all'aperto, in qualunque terreno, purchè fresco e drenato, e in buona luce. E' talora impiegata come pianta da interni, ma in questo caso deve essere posizionata in ottima luce, lontano da termosifoni e fonti di calore, avendo cura di mantenere un microclima, attorno alla parte aerea, con un certo grado di umidità. Se in casa, attira senz'altro l'attenzione, mentre in giardino la trovo difficilmente accostabile. E' una tale primadonna che oscura tutto il resto e quindi preferisco dedicarle uno spazio tutto per lei e non farla litigare con nessuno...

10 set 2019

Brugmansia, fiore diabolicamente angelico

Brugmansia arborea esemplare adulto
E' dalla fine dell'estate fino a ottobre inoltrato (se le temperature reggono) che la Brugmansia arborea (vecchia nomenclatura Datura arborea)  ci regala le sue splendide fioriture. Originaria del Sudamerica, è una pianta a portamento eretto e dall'aspetto non particolarmente affascinante, a causa del tronco verde-marrone, poco ramificato e spesso spoglio alla base, sul quale si sviluppano foglie di grandi dimensioni, verde più o meno intenso, spesso leggermente tomentose su entrambe le superfici, che ricordano un po' quelle della pianta del tabacco. Sul finire dell'estate si trasforma magicamente in una splendida ornamentale, poichè comincia a produrre grandi quantità di fiori molto grandi, a forma di campanula pendula, con colori che vanno dal bianco panna all'arancio salmone, passando per il rosa e il giallo, ma sempre con toni pastello e soprattutto intensamente profumati, in particolare dal tramonto all'alba.
Brugmansia arborea a fiore bianco

Brugmansia arborea Rosea
Non per niente si è meritata, e giustamente, l'appellativo di Trombone d'Angelo o Tromba degli Angeli. Dove sta quindi la diabolicità della pianta? Tutte le sue parti, in particolare le foglie, contengono alcaloidi, quali, ad esempio, atropina e scopolamina in elevate dosi, che agiscono sul sistema nervoso centrale e periferico provocando allucinazioni, spasmi, convulsioni e, in dosi massicce, il coma, fino alla morte. Non per niente questa Solanacea era ben nota alle popolazioni indigene dell'America Centro-meridionale e veniva utilizzata dalle tribù per preparare bevande allucinogene durante i cerimoniali religiosi.
Brugmansia arborea Aurea
Velenosità a parte (del resto molte delle piante presenti nei nostri giardini e orti rientrano nella schiera di piante medicinali/tossiche/velenose), è una pianta indubbiamente molto scenografica, anche se piuttosto sensibile al freddo. In posizioni riparate, esemplari adulti, con tronco ben lignificato, possono svernare all'aperto e sopportano anche brevi periodi intorno allo zero termico, pur perdendo del tutto la parte aerea e conservando solo il tronco, come una sorta di sgraziato attaccapanni. In primavera riemette nuova vegetazione dalle gemme latenti al di sotto della corteccia. Se possibile tuttavia, consiglio di ricoverarla in inverno a T° intorno ai 2-4°C. Predilige posizioni luminose, terreni preferibilmente freschi, con necessità di irrigazione che aumentano in estate e nel periodo della fioritura. Si può ovviamente coltivare anche in vaso, utilizzando terriccio comune e adeguando via via la dimensione del vaso alla crescita della pianta. 

3 set 2019

Mostre d'autunno

Come di consueto, settembre apre la stagione delle mostre autunnali, che, al pari di quelle primaverili offrono la possibilità di trovare piante insolite, di trarre ispirazione per terrazzo e giardino, di curiosare e, perchè no, approfittare dell'occasione per chiedere e scambiare consigli verdi con gli espositori e il pubblico presente. Ricordiamoci inoltre che l'autunno, almeno nella maggior parte della nostra penisola, è il periodo migliore per piantare e quindi, anche se andiamo verso la stagione più fredda, un acquisto di piante fatto nei mesi autunnali è sicuramente un buon investimento per la prossima primavera. 
Personalmente ritengo che le mostre autunnali abbiano molto più fascino di quelle primaverili, vuoi per i colori dorati di alberi e arbusti, ma anche perchè molte specie danno il meglio di sè nell'ultima parte della bella stagione, complice il calo di temperature e magari qualche pioggia. 
Tra i numerosi eventi proposti, la Donna di Piante ne ha selezionati tre in cui sarà naturalmente presente.
Giardini d'Autore edizione settembre 2018
Il primo sarà, come di consueto,  Giardini d'Autore a Rimini, dal 20 al 22 settembre, che già dallo scorso anno si tiene nella bella scenografia di Castel Sismondo, nei pressi del centro storico. Non particolarmente grande, è tuttavia una manifestazione in continua crescita ed evoluzione, grazie al costante lavoro di Silvia Montanari e di tutto il suo giovane staff, che, con la loro simpatia tutta romagnola, l'hanno resa sicuramente la mostra più allegra del settore. 
Divertimento a parte (e a Rimini è assicurato) la mostra si caratterizza per il buon gusto negli allestimenti e la scelta curata degli espositori, fra cui figurano, oltre che vivaisti, anche una serie di artigiani del settore, che vengono ospitati all'interno del cortile del castello, convertito, durante i tre giorni della kermesse, in un giardino di cui i Malatesta sarebbero stati fieri. Durante i tre giorni inoltre, potrete assistere a corsi, passeggiate botaniche e visite fuori e dentro i confini della manifestazione.