11 giu 2019

Jacaranda ed Erythrina: il fascino degli alberi tropicali

Jacaranda mimosifolia in fioritura



















Pochi spettacoli sono più suggestivi della fioritura delle Jacaranda mimosifolia: originaria del Sudamerica (Argentina, Brasile) è un albero a foglia caduca (talora semi-persistente) con foglie bipennate, composte da numerose foglioline verde brillante, curiosamente somiglianti a quelle delle mimose (da cui il nome specifico). A primavera avanzata-inizio estate porta alle estremità dei rami grandi pannocchie piramidali di fiori blu porpora, che sovente apre su rami ancora nudi o con un accenno di nuove foglie. All'imponente fioritura, capace di caratterizzare fortemente un paesaggio in questo particolare momento, seguono i frutti, una sorta di baccello legnoso, di forma discoidale.
I fiori di Jacaranda mimosifolia

Ampiamente nota in tutto il continente, ha conquistato a pieno titolo un posto privilegiato in ambiente mediterraneo e simil-tale e, in generale, laddove gli inverni miti ne consentono la coltivazione all'aperto. In particolare si è conquistata i viali cittadini dell'Europa mediterranea, poichè, grazie alla sua elevata resistenza all'inquinamento, viene largamente impiegata per l'arredo urbano. Tolte le esigenze climatiche, non è una pianta molto difficile da gestire: di rapido accrescimento, richiede esposizione al sole e terreno mediamente fertile e ben drenato. La fioritura avviene dopo alcuni anni dalla messa a dimora e, di anno in anno, è sempre più spettacolare. La Jacaranda è una pianta di rapido accrescimento e piuttosto imponente da adulta (oltre i 20 m) e pertanto richiede spazi grandi sia in altezza che in larghezza. Non necessita di potature, ma va lasciata sviluppare liberamente.
Jacaranda fiorita al Parque de Maria Luisa (Sevilla, Spagna)
Il mio consiglio spassionato, per chi vive a latitudini più fredde, è quello di "capitare" casualmente in visita ad una città del sud (Sicilia, Andalusia, Portogallo) verso la fine di maggio e ammirarle in tutto il loro splendore. 
Sempre dal Sudamerica proviene un'altra bella pianta, sia pur di dimensioni molto meno imponenti, ma con fioriture altrettanto vistose: Erythrina crista-galli. Appartenente alla famiglia delle Leguminosae, nei paesi d'origine e, in generale, in tutte le regioni ad inverno mite (ad es in Sicilia), diventa un alberetto legnoso alto fino a 6-8 m e con tronco grosso e rugoso, provvisto di spine in giovane età. La chioma, fitta e compatta, è costituita da foglie coriacee, composte, di colore verde-azzurro, anch'esse provviste di spine lungo il picciolo. Durante i mesi tardo-primaverili ed estivi produce ciclicamente infiorescenze costituite da fiori molto vistosi rosso corallo, che le hanno meritato il nome volgare di "Albero del Corallo" con il quale è conosciuta. In Argentina e in Uruguay è l'emblema floreale nazionale. 
Erythrina crista-galli o Albero del Corallo
A differenza della Jacaranda, dimostra una maggior resistenza al freddo: se sottoposta a temperature inferiori allo zero, sia pur per brevi periodi, si comporta da arbusto deciduo, lasciando cadere le foglie e rivegetando, nella primavera successiva, dalle gemme latenti sotto la corteccia di tronco e rami. In condizioni di freddo eccessivo anche il legno più vecchio viene danneggiato, anche se talora la pianta reagisce e riforma la parte aerea a partire dal robusto apparato radicale. Anche Erythrina crista-galli viene utilizzata nell'arredo urbano, grazie alla sua elevata resistenza all'inquinamento dell'aria: tuttavia è bene posizionarla in zone lontano dal transito dei pedoni, per via delle grosse spine su tronco e chioma. Le esigenze sono analoghe a quanto visto per Jacaranda; per le sue dimensioni ridotte è possibile anche coltivarla in vaso, ove crescerà assumendo la forma di un grosso arbusto tozzo e ramificato. 
Erythrina crista-galli nell'orto botanico di Lucca

Entrambe le specie sono coltivabili all'aperto, in Italia, al Sud, lungo le coste tirreniche, sino alla Liguria; lungo le coste adriatiche si possono coltivare il Puglia, ma, più a Nord, è preferibile posizionarle in luogo riparato dalla bora invernale o ricoverarle in serra. 

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