20 gen 2017

Irrigazione invernale: come prevenire i danni

Se ne parla e se ne è già accennato anche in un post precedente, ma non si ripeterà mai abbastanza.. Le piante vanno irrigate anche d'inverno. In questi giorni si stanno verificando (almeno al Nord) giornate decisamente soleggiate, asciutte, molto fredde e soprattutto ventose. Sono condizioni ideali per mandare le piante in stress idrico, comprese quelle a foglia caduca. Che le piante, in quanto esseri viventi, bevano, traspirino e in definitiva consumino acqua, è un fatto assodato. D'altronde anche noi, come gli animali, beviamo, sia pur meno, anche con il freddo. Avvertiamo meno lo stimolo della sete poichè traspiriamo meno liquidi, dal momento che in inverno non si suda, ma, in ogni caso beviamo. Lo stesso fanno le piante. In presenza di vento le necessità si accentuano, dal momento che il vento favorisce l'evaporazione superficiale (in altre parole "secca" le superfici con cui viene a contatto). 
Se stendiamo panni ad asciugare in una giornata ventosa, al caldo o al freddo intenso, i panni si asciugano, dal momento che è la corrente d'aria la vera responsabile dell'evaporazione dell'umidità contenuta nelle fibre. Analogamente, esporsi al vento in una giornata ventosa, si traduce per noi in secchezza della pelle esposta, in primis quella di labbra, viso e mani, che tendono a screpolarsi. Alle piante, che non possono ripararsi o cambiare posizione, accade esattamente la stessa cosa. E' per questo motivo che in questo momento va data acqua tanto alle piante sempreverdi, che, conservando foglie o aghi offrono una superficie traspirante maggiore alle intemperie, quanto a quelle a foglia caduca, i cui tessuti legnosi, sia pure in misura minore, non sono del tutto isolanti. 

All'azione traspirante inoltre, il vento accompagna anche quella di smerigliamento, specie se contiene polveri o granelli di sabbia finissimi, che "grattano" le superfici, favorendo la perdita di liquidi interni. In montagna o in ambienti molto freddi spesso si verifica anche il fenomeno di "aridità fisiologica". L'umidità contenuta nel terreno ghiaccia completamente per diversi centimetri di profondità. L'acqua pertanto, pur essendo fisicamente presente, non è disponibile per l'assorbimento radicale, poichè si trova allo stato solido. Le piante vanno quindi in stress dovuto a carenza idrica.
I danni da secco non di rado vengono confusi con danni da freddo. Si manifestano, tanto nelle specie decidue che sempreverdi, non subito, ma all'inizio della primavera, quando la pianta ricomincia a pompare linfa nei tessuti e a tornare in piena attività. 
Danni da siccità su Prunus laurocerasus
Se c'è stata siccità invernale, porzioni più o meno ampie di rami e foglie disseccano a partire dalla sommità della pianta o, in caso di caducifoglie, non germogliano nelle porzioni distali. In questo caso si conclude che "il freddo ha fatto seccare la pianta", ma molto più di frequente non è stato gelo all'interno dei tessuti il vero responsabile, quanto la mancanza d'acqua all'interno degli stessi. 
Come e quanto innaffiare? Con il freddo, l'acqua va somministrata nel momento più caldo della giornata, possibilmente a mano o con impianto di irrigazione provvisto di gocciolatori  posizionati al colletto. Il terreno (o il terriccio nel vaso) deve assorbire completamente, senza che si abbiano pericolosi ristagni. La frequenza delle innaffiature dipende dallo stato del terreno e della pianta. Ogni volta che la superficie del suolo appare asciutta e anche leggermente secca per qualche cm di profondità, occorre normalmente bagnare di nuovo. Sulle piante sempreverdi lo si può vedere anche osservando e toccando le foglie, che, se ben idratate, al tatto risultano turgide e non flosce. Anche le specie caducifoglie comunque mostrano uno buono stato di turgore delle gemme quando sono sufficientemente idratate. 

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