27 feb 2018

Buddleje d'inverno

Anche se siamo abituati a pensare a loro come piante estive, esistono alcune specie di Buddleja a fioritura invernale. Una di queste è la
Buddleja madagascariensis
Buddleja madagascariensis, il cui nome farebbe pensare ad una pianta delicatissima, super-tropicale, assolutamente inadatta da noi. In realtà la Buddleja madagascariensis (o Nicodemia madagascariensis) è una specie spontanea del Madagascar che si è naturalizzata in Cina e anche lungo le coste del Mediterraneo, portata sicuramente per scopi ornamentali.
Descritta per la prima volta da Lamarck nel 1792, è un vigoroso arbusto a portamento scadente sempreverde o semisempreverde, di rapidissimo sviluppo e alto fino a 4 m. Produce lunghi rami che, da giovani, sono ricoperti da una peluria grigia finissima, che danno agli apici un aspetto vagamente argentato. Le foglie, ovali, piuttosto grandi, opposte, sono verde scuro superiormente, con venature evidenti, mentre inferiormente sono ricoperte da peli biancastri o grigi. 

20 feb 2018

Il giardino in giallo: la mimosa

Fiori di Mimosa
Conosciuta con il nome di Mimosa e da oltre sessant’anni simbolo della Festa della Donna, questo grazioso alberetto è in realtà una Acacia dealbata, Leguminosa di origine australiana portata in Europa intorno al 1800 per la bellezza della sua fioritura precoce e successivamente naturalizzatasi un po’ in tutti gli ambienti mediterranei della nostra penisola, dalla Sicilia fino alle falde delle Alpi Marittime.
E’ una specie arborea (talora anche arbustiva per la capacità di emettere polloni basali) che nelle zone di origine può arrivare oltre i 20 metri, ma che da noi raramente supera i 10-15 metri di altezza. 

12 feb 2018

Come riconoscere i vari tipi di terreno

Uno dei principali fattori che condiziona la vita delle piante è senza dubbio il tipo di terreno. Spesso una pianta cresce poco per problemi legati al mancato sviluppo di un buon apparato radicale, o alla scarsità di alcuni elementi minerali di cui ha bisogno, o ancora alla troppa o poca acqua presente nel suolo in cui vegeta. 
Tutti questi fattori sono determinati dalle caratteristiche sia fisiche (composizione, struttura) che chimiche (pH, presenza di particolari elementi minerali) dei suoli. 
Conoscere il terreno è importante quando si scelgono le piante del giardino. In natura infatti, ci sono numerose specie che con i millenni hanno sviluppato strategie particolari per adattarsi a vivere in suoli ove determinate caratteristiche sono molto accentuate (ad es sui calcari o sulle argille  oppure con pH acido o, al contrario, fortemente basico). 

Terreno ghiaioso
Terreni ghiaiosi: contengono almeno il 40% di materiale grossolano (sassi, ghiaie, pietrisco, sabbie grosse, definiti come “scheletro”). Sono per loro natura incoerenti, molto porosi, con elevato grado di percolazione dell’acqua, quindi molto asciutti e poveri di sostanza organica. Facili da lavorare, sono poco fertili, e spesso anche poco profondi.


Terreno sabbioso
Terreni sabbiosi: contengono almeno il 70% di sabbia. Sono suoli a grana grossa, leggeri, sciolti, facili da lavorare e in genere asciutti in superficie, data la facilità con cui l’acqua percola negli strati più profondi. Anche la sostanza organica scarseggia, dato che in questa situazione la decomposizione è molto rapida. Si riconoscono facilmente prelevandone una manciata e stropicciandola con le dita, aprendo la mano subito dopo. Se la porzione di terra di sfarina e si sbriciola con estrema facilità all’interno del palmo, siete di fronte a un terreno sabbioso.
Terreni limosi: contengono almeno il 50% di limo. Sono ottimi terreni per la coltivazione, piuttosto sciolti e facili da lavorare, fertili, con un buon equilibrio acqua/aria, nei quali tanto la sostanza organica, quanto gli elementi minerali vengono facilmente decomposti o solubilizzati. Non per niente gli antichi Egizi coltivavano i terreni lungo le rive del Nilo dopo le inondazioni, dato che le acque, ritirandosi, li fertilizzavano con il prezioso limo. 
Terreno argilloso
Terreni argillosi: contengono il 25-35% di argilla. Sono terreni molto tenaci, compatti, pesanti. Trattengono moltissimo l’acqua, impastandosi e creando punti di ristagno; la decomposizione della sostanza organica è lenta, dato che sono poco porosi e vi circola poca aria. Si riconoscono facilmente poiché in inverno, con le piogge, diventano adesivi, vischiosi e aderiscono alle scarpe e agli strumenti;  in estate, quando sono asciutti, si compattano e spaccano, formando delle grosse fessure. Se, prelevandone una manciata umida e stringendola nel pugno, tende ad assumere la forma delle dita e si modella, siete di fronte a questo tipo di suolo.
Un terreno argilloso si modella con la mano
Terreni calcarei: contengono almeno il 20% di calcare. Sono bianchi, sciolti, piuttosto polverosi, e spesso asciutti, con elevata velocità di decomposizione della sostanza organica. 
Terreno calcareo
Terreni di medio impasto: sono terreni con caratteristiche intermedie, in cui nessun componente è prevalente. In genere di origine alluvionale o di deposito, rappresentano la categoria più diffusa e sono adatti a quasi tutti i tipi di piante. 







In base alla reazione chimica i terreni possono essere acidi o alcalini (basici)
Il terreno a pH 7  (o nell’intervallo 6,7-7,3) viene considerato neutro
Si parla di terreni sub-acidi quando il pH è compreso fra 6,7 e 6, al di sotto si parla di terreni acidi.
Analogamente si considerano sub-alcalini tutti i terreni con pH compreso fra 7,3 e 8, al di sopra sono alcalini. 

Infine, in base a caratteristiche genetiche i terreni possono essere salini o alomorfi, quando sono condizionati dalla presenza di sale (ad es. cloruro di sodio). Sono in genere chiari, poco fertili, con scarsa presenza di sostanza organica; oppure idromorfi, quando hanno la falda freatica molto alta oppure si trovano in prossimità di paludi, laghi e fiumi, che lo rendono perennemente o periodicamente bagnato e quindi asfittico.

Suoli idromorfi

Tralasciando i terreni limosi e di medio impasto, e quelli neutri, che in genere non rappresentano un problema, quanto piuttosto una felice circostanza, gradita alla maggior parte delle piante coltivate, nei prossimi post parleremo delle piante che meglio si adattano alle varie situazioni. 

5 feb 2018

Potature del periodo: un rapido ripasso

E' un post già trattato in passato, ma quando si arriva in questo periodo dell'anno qualche dubbio sorge sempre e un ripassino è d'obbligo. 
Piante da potare dopo la fioritura
poichè fioriscono sul legno vecchio

1) Piante che fioriscono sul legno vecchio
Quasi tutte le piante che fioriscono da marzo a inizio giugno non vanno toccate all’inizio della  primavera, poiché hanno le gemme fiorali, più o meno visibili, già presenti sui rami. Un taglio drastico quindi finirebbe per eliminarle, pregiudicando la fioritura. Appartengono a questo gruppo Forsitie, Spiree ( ad esclusione delle Spiree japonica o bumalda), Weigelia, Deutzia, Cornus da fiore, Philadelphus, Chenomeles, Camellia japonica, Azalee, Hydrangea macrophylla, Meli e peri da fiore, Ciliegi da fiore, Cotoneaster, Lillà, Viburnum, Magnolia da fiore, ecc.
Per tutte queste piante un eventuale intervento di potatura può essere fatto subito dopo che hanno fiorito, accorciando i rami di circa 1/3 o ½, a seconda della specie. Per alcune invece l’intervento di potatura è del tutto sconsigliato o molto leggero (ad esempio Cornus, Camellia, Hydrangea quercifolia, H. sargentiana, Chenomeles japonica). Piante a fioritura primaverile che danno poi luogo a frutti decorativi (Ciliegi, Meli da fiore, Cotoneaster, Pyracantha, Viburnum opulus,  ecc)  non andrebbero affatto potate, proprio per far sì che si sviluppino allegri mazzi di frutti estivo-autunnali.