23 gen 2018

Le Tamerici "salmastre ed arse"

Rese famose nella letteratura dai versi del D’Annunzio e da Giovanni Pascoli, che intitola Myricae una delle sue più note raccolte di poesie (Myricae è il nome latino di Tamerice), le tamerici sono un gruppo di arbusti o piccoli alberi leggeri ed eleganti, frequenti in tutti i luoghi costieri caldi ed assolati. Sono diffuse allo stato spontaneo in tutto il Sud Europa e si ritrovano spesso in zone costiere, grazie alla loro straordinaria capacità di resistere al vento e al salmastro. 
Sembra che il nome generico derivi da Tamaris, fiume francese che scorre nella regione dei Pirenei, ove queste essenze sono molto diffuse; secondo altri deriverebbe dall’ebraico Tamaris che significa scopa, poiché anticamente con i suoi rami si fabbricavano ramazze. 

Tamarix gallica

Il genere Tamarix è diffuso in tutto il continente eurasiatico, ma la specie spontanea da noi è il Tamarix gallica, o tamerice comune, talora conosciuta anche come tamarisco, cipressina o scopa marina. 
E’ un grande arbusto, talora alberetto spogliante che può raggiungere i 5-6 metri di altezza. Ha una forma disordinata, vagamente tondeggiante nell’insieme, ma che diventa contorta nelle zone battute dai venti marini, aree nelle quali si ritrova con regolarità.
In Italia è diffusa praticamente ovunque, ad eccezione della Pianura Padana al Nord e di alcune aree interne del Centro, dal livello del mare fino a 7-800 metri di altitudine. Il tronco principale assume andamento contorto o totalmente prostrato se soggetto all’azione delle correnti. Dal tronco e dalle branche principali, si dipartono rami lunghi, sottili e flessibili, che all’apice tendono ad espandersi e a incurvarsi verso il basso, conferendo alla chioma un aspetto allargato, irregolare e vagamente pendulo. La tamerice è inoltre estremamente pollonifera. Le foglie sono squamiformi, simili a quelle di un ginepro, di colore verde glauco, molto morbide, e danno alla pianta un aspetto leggero e piumoso.
Fiori di Tamarix gallica
I fiori, bianchi o debolmente rosati, appaiono alla fine dell’estate sui rami dell’anno. Sono molto piccoli e riuniti in racemi fitti, tanto da coprire del tutto la chioma. 
Pur essendo ampiamente diffusa allo stato spontaneo tuttavia, la T. gallica non è molto coltivata nei giardini, ma utilizzata fronte mare per consolidare le dune o anche come frangivento. A scopo ornamentale è più frequente un'altra specie, la Tamarix ramosissima (sin T. pentandra), originaria dell’Asia meridionale. 

Tamarix ramosissima
E' un arbusto o un piccolo albero  solitamente policormico, a chioma espansa, che può crescere fino a 6 m, introdotto in Europa intorno alla fine del 1800. I fiori, rosa acceso, sono numerosissimi e riuniti in corti racemi di circa 5 cm di lunghezza. Compaiono in estate sulla vegetazione formatasi nell’anno  e trasformano la pianta in una nuvola rosa. 
Coltivare le Tamerici non presenta alcun tipo di difficoltà. Contrariamente a quanto si possa pensare, sono piuttosto resistenti al freddo, compreso quello delle regioni interne della Pianura Padana. 
Tamarix gallica in inverno
Prediligono esposizioni molto soleggiate, e sono indifferenti al tipo di terreno. 
La T. gallica la T. ramosissima fioriscono in estate sui getti dell’anno, pertanto a fine inverno si opta generalmente per una robusta potatura, per favorire l’emissione di numerosi rami fioriferi che in estate si riempiranno di fiori. 
Una pianta mitologica
Sin dall’antichità le Tamerici erano venerate come piante sacre. Nella mitologia greca la Tamarix gallica era cara ad Apollo, che veniva raffigurato con un ramo di questa pianta in mano. I maghi di Persia profetizzavano tenendo in mano i suoi rami, mentre i sacerdoti egiziani ne facevano corone per cingersi il capo. 
Raccolta della manna
La tamerice è cara anche alla cultura ebraica. Il libro della Genesi narra che Abramo piantò una tamerice a Bersabea e scelse quel luogo per invocare il nome del Signore. Secondo una leggenda inoltre, la manna sarebbe piovuta sugli Ebrei affamati da questo albero. Esiste in effetti una specie di Tamarix (Tamarix mannifera) che produce una sostanza zuccherina simile alla manna. Deriva dalla secrezione emessa dai giovani rami e che al contatto con l’aria si indurisce, cadendo al suolo. I beduini ancora oggi la raccolgono e la utilizzano per dolcificare, in alternativa allo zucchero e al miele. 

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