10 dic 2016

Parlando di Alberi di Natale..

Ormai ci siamo.. anzi direi che, come tradizione vuole, l'albero di Natale è stato più o meno allestito dai più, nelle case come nei luoghi pubblici. E come ogni anno salta fuori la polemica "albero di Natale vero o finto, qual è più ecologico? 
Io mi schiero nettamente dalla parte del classico abete di Natale vero, con tanto di tronco, rami, aghi fatti da Madre Natura. Non importa a quale specie appartenga, mi vanno bene tutte, ma che sia vero. Personalmente ho una predilizione nei confronti dell'abete rosso (Picea abies-Picea excelsa, peccio) per il profumo che emana, e che associo immediatamente a questa festività.  Riconosco che ha degli svantaggi, primo fra tutti quello di far cadere con facilità gli aghi, soprattutto se sottoposto al calore delle case per un mese. Ma vanno bene anche gli Abies nordmanniana, pinsapo, alba o, per i più chic, i costosissimi Picea pungens Koster a ago grigio-argento.

Abies nordmanniana
Per favore, non mi dite che un albero di Natale sintetico, solo perchè dura per anni, è più ecologico di uno vero. Mettete in azione il cervello e pensate solo al materiale con cui è fatto: plastica. Quanto è ecologico produrre la plastica? quanto sono ecologiche le vernici e gli smalti con cui vengono dipinti? Quanto è ecologico smaltire la plastica quando, dopo qualche anno di onorato servizio, verrà buttato? Se poi pensiamo che buona parte di questi prodotti arrivano da Cina e dintorni e alle condizioni lavorative della manodopera che li produce, entrano in ballo anche questioni etiche piuttosto problematiche. 
Ve lo dico da vivaista con cognizione di causa: gli alberi di Natale che vengono venduti non sono strappati alle foreste, nè hanno impatto sugli ecosistemi naturali: sono coltivati appositamente con questo scopo in vivaio o in appezzamenti dedicati e ripiantati l'anno successivo come si farebbe per un campo qualunque di insalata. 

Picea pungens Koster

Altra grande diatriba riguarda la sopravvivenza dell'abete una volta trascorse le feste. Vero, nella maggior parte dei casi è destinato a morire. Muore perchè la pianta è stata levata da terra con pochissime radici, muore perchè non si tratta di una pianta zollata, ma di una pianta segata alla base del tronco; ma muore, spesso, anche quando abbiamo di fronte un albero allevato, trapiantato, zollato con tutti i crismi. Il mancato attecchimento è dovuto alla permanenza, per oltre un mese, all'interno di case iper-riscaldate, caricato di addobbi e luci che aggiungono ulteriore calore, perchè ci si dimentica anche di dargli acqua.  E tutto sommato, non vedo una grande disgrazia se il poveraccio, dopo aver assolto le sue funzioni, finisce in un cassonetto del compost. Trovo anzi che sia un modo intelligente di smaltirlo, come si fa per tutto il materiale organico che finisce nello stesso posto ed è destinato a far crescere altro. D'altronde nessuno si lamenta o fa polemiche per le quantità industriali di Gerani o Surfinie che muoiono con il sopraggiungere dell'inverno e vengono buttati. O con le piante stagionali, d'appartamento,  i ciclamini, le Poinsettie (Stelle di natale) che, salvo pochissime eccezioni, raramente arrivano all'anno seguente, ma sono destinate a far compagnia all'abete nel cassonetto.
Ho vissuto per qualche anno in Germania, dove lavoravo come tecnico forestale. Oltre a estesi vivai che si occupano della produzione di abeti anche per l'esportazione, l'albero di Natale viene coltivato all'interno dei distretti forestali nelle aree percorse da tralicci dell'alta tensione, che, per ovvi motivi, devono essere tenute pulite dal bosco al di sotto e non è permesso lo sviluppo di alberi d'alto fusto. Nelle prime domeniche di avvento, il distretto decide qual è la parcella nella quale avverrà il prelievo delle piante e le famiglie dei paesi circostanti arrivano armati di sega per scegliersi e tagliare personalmente alla base il loro abete. Per ogni pianta viene corrisposto un prezzo politico al distretto, che, come tale, servirà a finanziare la cura del patrimonio boschivo della zona. Nessuno si preoccupa minimamente della morte certa dell'albero e tutto questo in un paese dove la cultura del verde e il rispetto dei boschi affonda nella notte dei tempi. 
Picea excelsa
E per chiudere un'ultima considerazione: meglio un albero di natale nel compost che ripiantarlo in zone non adatte. Se ne vedono già abbastanza di abeti sparpagliati da Milano a Palermo, completamente fuori areale e fuori contesto, che magari, miracolosamente attecchiscono e diventano, dopo qualche anno, delle pertiche sbilenche e instabili all'interno di giardini microscopici. 
L'abete sta bene in un solo posto: dai 6-800 m in su, in montagna e con spazi adeguati. 

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