22 mag 2018

Carrubo, albero del pane nel Mediterraneo

Il Carrubo è un grande albero da ombra
Altra pianta cauliflora tipica del bacino del Mediterraneo è il Carrubo (Ceratonia siliqua L.) 
Il termine volgare Carrubo deriva dall’arabo “karrub” o “charruba”, termine con il quale veniva designato quest’albero, da sempre legato all’alimentazione dei popoli mediterranei. 
Il Carrubo, come il Cercis, appartiene alla famiglia delle Leguminose ed è un albero sempreverde tozzo e imponente: non raggiunge grandi altezze, superando raramente i 10-12 metri, ma il tronco e la chioma con il tempo raggiungono larghezze notevoli e assumono aspetto monumentale e scultoreo, simile a quello di olivi vetusti. Ha radici robuste e profonde, in grado anche di fessurare la roccia grazie all’emissione di particolari acidi dalle estremità. Inoltre, come tutte le leguminose, vive in simbiosi con batteri azotofissatori che gli permettono di adattarsi anche in terreni poveri. 
La chioma è globosa, fitta, costituita da foglie persistenti di colore verde scuro, lucide superiormente e bruno-glauco inferiormente. 

I fiori, molto piccoli, poco appariscenti, si aprono da agosto a dicembre direttamente sul tronco o sui rami. e sono riuniti in infiorescenze di color bruno-rossastro.
Carrube, frutti della Ceratonia siliqua
I frutti sono grossi legumi (silique) noti comunemente come carrube, lunghi fino a 15-20 cm, penduli, coriacei, riuniti in gruppi, inizialmente di colore verde, poi, con il tempo divengono quasi neri e permangono per lungo tempo sulla pianta. La buccia della siliqua è piuttosto dura nella parte esterna, ma carnosa e ricca di zuccheri all’interno. I semi, di forma rotondeggiante e piuttosto regolare, sono di colore scuro e lucido. 
Originario del Mediterraneo orientale, è presentein tutto il bacino del Mediterraneo, probabilmente diffuso dagli Arabi e successivamente spontaneizzatosi. E’ una specie tipicamente termofila ed eliofila, che vive bene in terreni asciutti, preferibilmente calcarei, lungo le coste, in macchie basse e garighe. Non tollera prolungati geli invernali e l’esposizione a forti venti, in particolare se provenienti da Nord. Può invece resistere a lungo a periodi di siccità estrema, riuscendo a vivere anche in aree semi-desertiche grazie al suo imponente apparato radicale, capace di raggiungere grandi profondità, e alle foglie coriacee, che limitano la traspirazione. 
E’ una pianta molto longeva ed apprezzata in particolare come albero da ombra. 
Carrube essiccate per il consumo
Il carrubo ha rappresentato da sempre, per i popoli mediterranei, una funzione analoga al Castagno per le popolazioni di montagna, essendo importantissimo dal punto di vista alimentare. Da secoli infatti le carrube costituiscono uno dei pilastri dell’alimentazione umana ed animale dei paesi nordafricani. Dalla parte carnosa dei frutti, commestibili anche tal quali, si ricava una farina dal sapore dolce, ricca di fruttosio, saccarosio e glucosio, alcune proteine, sali minerali e vitamine essenziali. Questa è utilizzata per prodotti da forno e biscotti, ma anche come additivo in numerosi prodotti alimentari quale addensante, o nella preparazione di caramelle e prodotti succedanei al cioccolato, del quale ha un vago sapore. Ancora oggi le carrube essiccate compaiono come leccornia nelle bancarelle delle fiere.
Fino agli anni Sessanta erano diffusissimi, soprattutto in Sicilia, coltivazioni di Carrubo, i cui frutti venivano destinati all’alimentazione animale, in particolare dei cavalli. La pianta inoltre è mellifera: il miele è tipicamente autunnale, color ambra, con un sapore inconfondibile di carruba. 
Il seme del carrubo, da cui deriva il carato
Oltre ai frutti, altre parti del carrubo venivano utilizzate: il tannino presente nella corteccia serviva alla concia delle pelli; il legno, assai duro, veniva impiegato per fabbricare macchinari in legno e utensili; infine una curiosità: i semi, essendo uniformi per peso, pari a circa 1/5 di grammo, erano usati in passato come unità di misura per metalli preziosi, oro in particolare. Il termine carato, che rappresenta l’unità di misura dei preziosi, deriva dall’arabo Qirat o Karat, termine con il quale venivano chiamati i semi del Carrubo. 



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